domenica 8 marzo 2009

Riparazione sedute 4.70

Cari 4.70isti (ma vale per molte altre derive), chi di voi ha una barca con i suoi anni alle spalle saprà che arriva il momento in cui le sedute non hanno più quella rigidezza d'una volta... E' perchè le costolature interne che evitano alla superficie di vetroresina di flettersi, si sono distaccate, parzialmente o totalmente. Magari sarà capitato al timoniere di sedersi e sentire uno spiacevole SCKRAK! sotto le chiappe. E' successo, ma niente di grave. se la superficie non si è spaccata si può riparare tutto facilmente (sembra) e in tutta eleganza. Qui riporterò le informazioni che mi sono state date al proposito e completate dalla mia esperienza pratica di riparazione. Considerate almeno 10 giornate di lavoro impegnativo. Necessario: 4 tappi di ispezione (2 con foro da 21 cm e 2 con foro da 16 cm) 3 kg di resina poliestere, 3 metri di fibra di vetro matt e tessuto incrociato. Acetone, un tubo di sigillante, Carta abrasiva da 60. pennelli da pochi soldi. occhiali, mascherina e, se non volete riempirvi di polvere di vetroresina, la tuta completa. Attrezzi_ seghetto alternativo con lama da metallo, trapano elettrico.
Come procedere. Dopo aver girato la barca su dei cavalletti abbastanza alti da poterci lavorare comodamente, e averla assicurata per non farla volare giù alla prima raffica di vento forte..) potete procedere al lavoro. Aperti i tappi di ispezione esistenti verificate lo stato delle costolature verticali vicino ai tappi, se sono quasi staccate, strappatele via totalmente, così da lavorare meglio. Sul mio datato Nautivela ce ne sono due ai lati del foro, sotto a dove siede il prodiere per capirci. Ma quello più importante è a poppavia, a circa 40 cm dal trasto randa.
Per osservare dentro potete usare uno specchio o una macchina fotografica digitale. Con un metro trovate la distanza dal foro di prua della costola e calcolate dove farete il foro di ispezione per accedere alla costola di poppa, appena a prua di quella, circa 10 cm. (sono circa 95 cm dal bordo del foro di prua).Con una sagoma di cartone che riproduce il diametro del foro da praticare (quello per il tappo più grande per capirci) segnate con un pennarello la giusta posizione del foro da praticare sulla seduta facendo attenzione che non sia ne troppo vicino al fondo ne troppo lontano perchè la seduta lì va a curvarsi. Dopo un paio di buchi col trapano potrete inserire la lama del seghetto e proseguire sul segno di pennarello fino ad ultimare il foro con un solo taglio circolare. Con la stessa tecnica potete allargare i fori dei tappi a prua se sono troppo piccoli.
A questo punto inizierete a scartavetrare l'interno delle sedute dove poi andranno consolidate con la resina. Tutto il lavoro è reso ancona meno agevole (ancora??!) dalla presenza all'interno, dei galleggianti per la riserva di galleggiamento, che possono essere leggermente spostati ma non rimossi. Per togliere la polvere si userà una spugna poco inumidita d'acqua. Successivamente una passata con uno straccio imbevuto d'acetone, eliminerà ulteriore grasso o sporcizia che potrebbe pregiudicare l'adesione della resina. Finito questo lavoro su tutte le parti da trattare, ed è sempre meglio esagerare che lasciare parti sporche, arrivando fin dove la lunghezza delle braccia permette, si passerà al consolidamento.
Si tratta di stendere almeno due strati di fibra sulle sedute, inglobando le costole, in modo da scaricare il peso dell'equipaggio seduto. Sulla modalità di preparazione e applicazione della vetroresina vi rimando alle molte guide sull'argomento.
Il problema fondamentale di cui tenere conto è la posizione scomoda in cui si lavora e il fatto che bisogna far aderire la VTR su una superficie non orizzontale. Io mi sono trovato meglio spennellando la superficie su cui bisogna applicare la pezza (max 20x30 cm) e posando la pezza asciutta con un guanto in lattice nuovo e pulito. In questo modo c'è più probabilità (ma non certezza) che la pezza si attacchi alla barca piuttosto che alla mano, poi con un pennello imbevuto di resina, si va a picchettare la pezza imbevendola e facendola aderire alla superficie da rinforzare. L'aspetto atroce è che spesso si lavora senza vedere e potendo usare una sola mano.
Quindi a volte con la pezza successiva si va a togliere quella applicata in precedenza e ancora fresca. Per questo è meglio mettere massimo 2-3 pezze per volta per ogni foro di ispezione.
Nel mio caso , come si può vedere nella foto N.2, si era anche staccato un rinforzo interno longitudinale, di legno, che collega il trasto randa al bordo esterno dello scafo. Con resina e tessuto ho dovuto risaldarlo nella sua posizione corretta.
La mia barca presentava anche delle spaccature dove la scassa della deriva incontra internamente lo scafo. Lì ho dovuto rimuovere lo strato di gelcoat con frullino (con lama a plettri abrasivi) e carta vertata , per poi rinforzare con veri strati di tessuto di VTR. Difatti la resina sul gelcoat regge molto poco, dopo pochi mesi si distacca.
Tanto per non finire troppo in fretta, ho aperto il gavone di prua e ho scoperto che anche li le costolature si erano rovinate, così le ho inglobate in uno strato di matt e resina. Il bottiglione fa da peso per mantenere la costola flessa fintanto che la VTR solidifica.
Insomma con un 150 euri, e 10 giorni di inferno la vostra barca può tornare al vigore di una volta... in culo alla balena.